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Lancia Fulvia HF

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La Lancia Fulvia coupè venne presentata per la prima volta al salone di Ginevra del 1965 e rimase in produzione fino al 1976.
Numerosi sono stati i successi sui campi di gara: nel 66 vinse con Leo Cella il rally dei Fiori, nel 67 il Tour de Corse con Munari, nel 69 il Sanremo ed il Rac aggiudicandosi il Campionato Europeo con Harry Kallstrom, nel 70 nuovamente il Rac, nel 72 vinse il Campionato Internazionale Rally con Munari (mitica vittoria al Rally di Montecarlo) e Ballestrieri, nel 73 il Campionato Europeo con Sandro Munari e nel 74 disputò solo le prime gare per essere sostituita dal mostro da competizione Stratos, che sempre con il Drago vinse il Mondiale.
La vettura era una coupè 2+2 posti con motore anteriore e trazione anteriore, cambio inizialmente a 4 marce (5 marce sulla versione 1600 H.F.) e freni a disco con impianto Girling sulle 4 ruote.
IL propulsore era un 4 cilindri a V con un'angolazione tra le bancate che variava da 12 gradi e 53 a 11 gradi e 21 per la versione 1600cc., mentre l'inclinazione del motore era di 45 gradi sul lato sinistro per poter installare i due carburatori doppio corpo orizzontali Solex C 35PHH, la distribuzione era ad alberi a camme in testa e la testata in comune tra le due bancate, lubrificazione forzata con carter da 4 litri e radiatore dell'olio per le versioni Rallye, Rallye H.F. e 1.6 H.F.
I motori installati furono il 1.216cc. da 80cv. SAE a 6000 giri/min., il 1.231cc., il 1.298cc. da 87cv. SAE, che equipaggiava la versione Rallye 1.3, il 1.298 da 101cv. SAE della 1.3 H.F. ed il 1584 da 115cv. per la versione Coupè 1.6 H.F.
Un'altra particolarità del motore era la posizione avanzata davanti le ruote anteriori, con disposizioe longitudinale e supportato con telaietto ausiliario, mentre il cambio era subito dietro; tale disposizione dei pesi permetteva alla fulvietta un'ottima motricità , senza peraltro soffrire di sovrasterzo.
Le sospensioni erano a ruote indipendenti con balestra trasversale superiore, trapezi e barra stabilizzatrice all'anteriore, mentre al posteriore era previsto un assale rigido con balestre semiellittiche e barra trasversale Panhard; ammortizzatori idraulici telescopici.
La carrozzeria portante era in acciaio con cofano, portiere e bagagliaio in lega leggera peralluman sulle versioni Rallye, Rallye H.F. e Coupè 1.6 H.F.
Erano numerose le differenze tra la versione Rallye e H.F.; queste ultime pesavano 780 kg. contro i 925 della Rallye normale, grazie ad un allestimento più spartano e all'uso di plexiglass per il lunotto posteriore, la seconda luce delle fiancate e a richiesta anche per i finestrini, inoltre i lamierati della carrozzeria erano di minor spessore, i cerchioni in lega da 5.5 da 13 o 14 della Campagnolo con pneumatici da 155 o 165.
IL motore delle High Fedelity aveva l'albero a camme con diverso profilo, valvole di aspirazione e scarico maggiorate, volano alleggerito, albero a camme, bielle ed albero motore trattati, collettore di scarico sdoppiato, le candele Marchal 34 HF sostituivano le Bosch W 175 T2 della Rallye, infine a richiesta si potevano montare le prese d'aria coniche per i carburatori.
A richiesta sulle H.F. potevano essere montati rapporti al cambio ravvicinati e diversi rapporti al ponte (7/41 - 8/41 - 9/43 - 9/41 - 10/41 - 11/43 - 11/42), era inoltre disponibile il differenziale autobloccante.
Per la versione H.F. da competizione veniva montato, sul lato destro del bagagliaio, un serbatoio da 80 litri con pompa elettrica in luogo di quella meccanica, un tubo di scarico con terminale a coda di pesce, mentre all'avantreno sulla balestra veniva montata un'ulteriore foglia, così come alle due balestre posteriori, gli ammortizzatori erano ovviamente più rigidi e talvolta veniva eliminata la barra di ancoraggio trasversale Panhard, al posto dei fari normali venivano montati fari allo iodio delle seguenti marche: Carello da 136 o 146, Cibiè modello Oscar, i Lucas 576 o i Marchal Starlux.
Altri accessori delle H.F. ufficiali erano i passaruota con profili in gomma, roll bar, sedili anatomici da competizione, paraspruzzi per i parafanghi, la slitta di protezione per la coppa dell'olio, le tasche rigide per gli attrezzi ed il volante Fusina da 37; il tutto prodotto dalla carrozzeria Frejus di Torino.
Una variante della Fulvia era la Sport Zagato, che con un disegno completamente differente da quello di Piero Castagneto, ne migliorò notevolmente l'aerodinamica, tanto che con lo stesso motore da 87cv. della Fulvia Rallye toccava una velocità massima di 176 km/h invece di 168, la carrozzeria era interamente in peralluman, che le permetteva di pesare solo 850 kg., ma successivamente venne prodotta con i soli sportelli e cofani in lega ed ancor dopo tutta in acciaio.
La fulvietta grazie alle sue eccellenti doti stradali e all'indiscusso fascino ha lasciato un segno nel cuore di moltissimi appassionati.



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Federico Belmessieri